Diciamolo subito, questa è un’ipotesi suggestiva non avvalorata da dati scientifici e statistici, ma vale la pena leggerla perché potrebbe comunque essere un’ipotesi avvalorata di un qualche fundus di verità. Come sempre, da Medici rispettiamo e invitiamo la popolazione generale e i nostri pazienti al rispetto delle normative governative e ministeriali tese alla riduzione del contagio da coronavirus.
L’effetto gregge, è un meccanismo di natura epidemiologica il quale rappresenta per la popolazione generale un effetto protettivo nei confronti di un eventuale riacutizzazione di un’epidemia o di una pandemia. In altre parole e riferendoci ad un’epidemia influenzale, questo effetto si raggiunge quando la stragrande maggioranza di una popolazione risulta essere già stata contagiata dal virus causa della medesima epidemia. Questo meccanismo non solo protegge gli immuni da un ulteriore infezione, ma dovrebbe avere un effetto protettivo anche nei pochi non immuni insiti all’interno della medesima popolazione
Si ricorda, all’inizio della pandemia da coronavirus, che alcuni paesi, primi fra tutti l’Inghilterra e la Svezia avevano puntato, probabilmente in modo errato, proprio su questo effetto al fine di creare da subito una resistenza alla diffusione e al mantenimento di questa malattia all’interno della propria popolazione.
I tempi probabilmente errati nascevano dal fatto che la percentuale di malati reali da coronavirus, anche gravi, era statisticamente elevatissima rispetto al numero totale dei positivi da COVID-19. Tutto questo in associazione ad una elevata letalità, che è rappresentata dal numero di decessi all’interno della popolazione di infetti.
In questi mesi estivi invece abbiamo notato, anche grazie all’altissimo numero di tamponi effettuati ogni giorno, un numero via via sempre crescente di positivi al coronavirus, associato ad un numero molto basso di sintomatici e ad una bassissima letalità. In altre parole la percentuale di positivi asintomatici sfiorava il 95%.
Pertanto, da medici ci si chiede se questo potrebbe accadere ogni qualvolta si assista alla fine di una epidemia o di una pandemia influenzale stagionale: ovvero se proprio all’interno della fase estiva, (quando i casi sintomatici di influenza si riducono quasi allo zero) ci si continua a contagiare dello stesso virus che nel frattempo però non ha più potere e virulenza tale da creare sintomi e patologie influenzali associate.
se questa ipotesi fosse vera (ma purtroppo non abbiamo dati prospettici in grado di stabilire con un campione statisticamente significativo, se d’estate ci si continui ad infettare con virus influenzali senza manifestare altri sintomi) questo effetto gregge, potrebbe essere relazionato alla fine decretata, della pandemia influenzale del precedente inverno.
E difatti acclarato che gli inverni successivi sono molto spesso caratterizzati da virus influenzali di altra entità, capaci di creare epidemie, rispetto al virus del precedente inverno.
Pertanto ci si chiede se anche col coronavirus non sarebbe utile fare il contrario di ciò che si sta facendo, ovvero favorire l’epidemia proprio in un momento il cui L’aggressività dello stesso è molto scarsa, al fine di creare un effetto gregge protettivo proprio per l’inverno successivo, quando è statisticamente stabilito che ogni virus torna di nuovo ad essere più aggressivo all’interno della popolazione generale.
Ovviamente stiamo parlando di mere ipotesi non suffragabili da dati certi e scientifici, ma l’idea di un effetto gregge proprio ora che il virus sta contagiando molte persone ma ne sta ammalando pochissime potrebbe essere suggestiva.
sempre nell’ambito dell’ipotesi una positivizzazione di massa con una scarsissima percentuale di malati, potrebbe non solo proteggere la popolazione non infetta proprio per questa particolare tipologia di effetto, ma ridurre teoricamente anche i danni provocati da una seconda ondata invernale
Da qui concludere invece che l’arrivo dell’inverno con un altissimo numero di soggetti ancora non immunizzati potrebbe riaprire le porte ad una seconda ondata.
Di sicuro da medici avvaloriamo le attuali norme statali, invitando la popolazione come sempre al rispetto delle indicazioni ministeriali e governative tese alla riduzione del contagio da Coronavirus.