Il rapporto pubblicato già nel 2019 dall’Agenzia europea dell’ambiente dimostra che il Bacino Padano, ovvero l’area compresa tra la catena alpina, l’Appennino settentrionale e il mare Adriatico, è maglia nera per la concentrazione di queste sostanze inquinanti.
Perchè accade questo? La pianura padana produce più smog? O c’è dell’altro?
La situazione preoccupante è dovuta segnatamente alla conformazione orografica propria del Bacino Padano.
Il problema è non tanto la produzione, quanto lo smaltimento autonomo a livello ambientale; Le sostanze inquinanti rispetto agli altri paesi e rispetto ad altri bacini industrializzati italiani sono più o meno le medesime ma che in un’area come la Pianura Padana – soprattutto relativa alla bassa pianura padana e l’area centro-nord della stessa – è più complesso “diluire” queste alte concentrazioni a causa di uno scarso movimento dell’aria. Ovviamente l’alta densità di popolazione e di spostamenti per kilometro quadrato fa il resto.
Tra i principali inquinanti atmosferici ci sono il PM10 e il più pericoloso è PM2,5. Si tratta di sostanze prodotte principalmente dalla combustione dei motori a scoppio degli autoveicoli, dall’usura dei freni e pneumatici e dal riscaldamento domestico e industriale, centrali per la produzione di energia comprese. Senza dimenticare soprattutto per quanto attiene a PM2,5 dalla combustione di legna, ancora molto in uso per il riscaldamento domestico dell’hinterland padano.
Le patologie principalmente legate a questo tipo di inquinamento sono scientificamente dimostrate essere:
- neoplasie, soprattutto polmonari
- malattie polmonari croniche (soprattutto BPCO)
- malattie cardiovascolari
Quali danni può provocare lo smog all’apparato respiratorio?
L’insieme dei componenti dello smog può determinare fenomeni infiammatori, liberazione di sostanze pro-infiammatorie e agire sui processi ossidativi cellulari.
Tali meccanismi d’azione di natura patologica causati dallo smog si traducono in aumento dei casi e della gravità di alcune patologie quali
- asma bronchiale
- bronchioliti del bambino
- bronchiti e in genere delle infezioni delle basse vie respiratorie
- polmoniti
- peggioramento dei sintomi asmatici come mancanza di fiato, tosse, affaticamento respiratorio e aumentata perdita nel tempo di funzionalità polmonare.
Livelli elevati di alcuni inquinanti, come i particolati e l’ozono, sono responsabili di un significativo aumento dei ricoveri per malattie respiratorie e di morti.
In Lombardia si assiste da molti anni a una crescita progressiva di tutte le principali malattie respiratorie, tumori polmonari compresi, per lo più associbiabili in termini di inquinamento ambientale all’aumento delle Pm10 e di Pm2,5. Secondo uno studio della Società Americana di Oncologia il rischio di sviluppare un tumore polmonare è incrementato dell’8% per ogni incremento di 10 punti dei valori di PM2,5
Uno studio condotto in Lombardia indica che l’esposizione prolungata al biossido di azoto può innescare la rara, ma grave, patologia, la Fibrosi polmonare
Pubblicato su European Respiratory Journal uno studio italiano, basato su dati clinici tratti in Lombardia secondo il quale, se il livello di esposizione cronica a biossido di azoto si alza di 10 microgrammi per metro cubo, l’incidenza di fibrosi polmonare idiopatica sale tra il 4,25 e l’8,41 per cento.
Secondo un’importante studio effettuato da alcuni scienziati cinesi sull’inquinamento di Pechino nel 2014, è stato riportato un aumento significativo di casi ambulatoriali correlati a malattie respiratorie durante lo stesso grave periodo di inquinamento da PM studiato qui. I risultati hanno fornito prove basate su sequenze dell’esistenza di allergeni microbici inalabili e specie patogene in un ambiente aperto e hanno suggerito che un alto inquinamento da PM può rappresentare una minaccia per la salute della popolazione sensibile (ad esempio, gli anziani e gli immunodeficienti).
INQUINAMENTO ATMOSFERICO E ALTERAZIONE DEI MECCANISMI DI DIFESA E DELL’INFIAMMAZIONE:
E’ dimostrato che l’inalazione di particelle e gas tossici ambientali influisce sui sistemi di difesa innata e adattiva del polmone.
I macrofagi polmonari svolgono un ruolo di fondamentale importanza nel riconoscimento e nella lavorazione di qualsiasi materiale estraneo inalato come agenti patogeni o particolato.
Il ruolo principale dell’AM è quello di mantenere liberi gli spazi aerei rimuovendo tutti i materiali estranei attraverso la fagocitosi. Esperimenti del nostro laboratorio hanno dimostrato che gli AM esposti al particolato atmosferico sono in grado di fagocitare le particelle in vivo e in vitro
I macrofagi alveolari e le cellule epiteliali polmonari sono le cellule predominanti che elaborano e rimuovono il particolato inalato dal polmone. Cooperativamente, producono mediatori proinfiammatori se esposti a particelle atmosferiche. Questi mediatori producono risposte infiammatorie locali integrate (polmonari, controllate principalmente dalle cellule epiteliali) e sistemiche (midollo osseo e vascolare, controllate prevalentemente dai macrofagi).
L’inalazione di particelle tossiche ambientali è un problema di salute pubblica mondiale. Esistono numerose fonti di particolato sospeso (PM) tra cui fonti industriali, traffico automobilistico. L’inquinamento atmosferico urbano proviene da una varietà di fonti, di cui la combustione dei prodotti di combustibili fossili è la fonte principale. Gli inquinanti atmosferici possono essere classificati in base alla loro fonte, composizione chimica, dimensioni, modalità di rilascio (gassoso o particolato).
Studi epidemiologici mostrano che l’esposizione all’inquinamento atmosferico è correlata positivamente con i ricoveri per polmonite, asma e broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO). Di tutti gli inquinanti, le particelle inalabili (PM10, PM2,5 ) hanno mostrato la più forte associazione con effetti avversi sulla salute respiratoria.
Meccanicamente, si ritiene che ciò sia dovuto alla risposta infiammatoria sistemica indotta dall’esposizione all’inquinamento atmosferico da PM e dalla riduzione dell’attività di spazzini dei Macrofagi alveolari.
CORONAVIRUS E PIANURA PADANA: QUALI LE POSSIBILI CAUSE DI AUMENTO DEI CASI E DELLA LORO GRAVITA’
Interrogandosi sullo stesso possibile legame, il Washington Post ricorda che una ricerca condotta in Cina sulla SARS, malattia molto simile alla Covid-19, aveva trovato una letalità maggiore nelle zone più inquinate del Paese, durante l’epidemia 2003/4.
Studiando l’epidemia di SARS (Sindrome respiratoria acuta grave) in Cina nel 2003, un team di scienziati dell’Università della California, di Los Angeles e di diverse istituzioni cinesi ha scoperto che i casi tendevano ad essere più mortali nelle regioni della Cina con scarsa qualità dell’aria. Quindi l’inquinamento atmosferico è stato collegato a un maggior rischio di infezione respiratoria. Uno dei motivi, afferma John Balmes, professore di medicina del lavoro e ambientale all’Università della California, San Francisco, è rappresentato dalle cellule dei nostri polmoni note come ” macrofagi alveolari “. Rimuovono particelle, microbi e batteri che si fanno strada in profondità nelle vie aeree. Ma le particelle di inquinamento rallentano i macrofagi alveolari.
Riassumendo, ecco le 5 motivazioni, 3 ambientali e 2 biologiche che potrebbero sostenere l'ipotesi di un aumento smodato di casi gravi di Coronavirus in Pianura padana
- POLVERI SOTTILI: In Pianura padana esiste la più alta concentrazione di PM10 e di PM2,5 e NO2 d’Europa. Tali sostanze sono in modo dimostrato legate all’insorgenza e all’esacerbazione di malattie polmonari (Asma, Bronchiti, Bronchioliti, Polmoniti e fibrosi polmonare idiopatica)
- MICROCLIMA: In Pianura padana esiste un microclima ambientale che riduce il ricambio atmosferico, aumentando la concentrazione di smog e polveri sottili
- TRASPORTO: maggiore è l’aumento dell’inquinamento, maggiore sono le malattie polmonari e questo probabilmente a causa della possibilità di trasporto di microbi attraverso il particolato atmosferico, così come dimostrato dallo studio degli scienziati cinesi su Pechino.
- INFIAMMAZIONE POLMONARE: E’ altresì dimostrato che il particolato atmosferico aumenta aumenti delle sostanze infiammatorie che possono agire a livello polmonare, come alcune interleuchine, compresa l’Interleuchina 6, la stessa che si sta cercando di ridurre con un farmaco biotecnologico in ambito sperimentale, in corso di polmoniti interstiziali da COVID-19.
- IMMUNODEPRESSIONE LOCALE: La risposta infiammatoria polmonare alla presenza del virus sarebbe quella maggiormente responsabile del danno polmonare. Inoltre è stato dimostrato che l’inquinamento atmosferico riduca l’azione di scavenger (spazzini) dei Macrofagi alveolari, importantissime cellule in grado di arrestare l’entrata e quindi la conseguente azione dei microrganismi patogeni.
La prova del nove ricade sull’evidenza che il Coronavirus – come testimoniano i dati – colpisce più duramente chi presenta già patologie
La tesi che stiamo dimostrando in questa sede è che Coronavirus COVID 19 potrebbe agire in modo più patogeno anche su chi ha avuto un’esposizione prolungata a questi inquinanti e a questo clima.
Ovviamente queste sono delle tesi, suffragate però da dati ambientali e scientifici e non possono da soli giustificare la situazione nazionale; altre variabili vanno compenetrate e nuovi dati saranno utili alla piena comprensione del fenomeno. Di sicuro però questo lavoro mette assieme alcune componenti note che potrebbero giustificare, se ulteriori studi suffragheranno questa tesi, la situazione attuale.
Autore: Dr. Luigi Laino, Medico Chirurgo, Dermatologo e Venereologo Esperto di Termografia Clinica e Dermoncologia.
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